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Nuove regole dell’Abitare e il “Senso di casa”

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casariposo

Roma, 16 luglio 2020. Modelli e analisi cui ispirare le rsa del futuro e le attuali abitazioni all’invecchiamento della popolazione: la Silver economy come risorsa e opportunità. I Progetti di Ricerca sostenuti dalla Fondazione Alberto Sordi

Il concetto di Abitare non può prescindere oggi, per la persona anziana, da un irrinunciabile “Senso di casa”. A questo dovrebbero ispirarsi le nuove abitazioni e l’edilizia intelligente e sostenibile. Non solo, ma all’interno della Silver economy, ciò assume il significato di un’opportunità da non perdere per sostenere lo sviluppo di un’economia che guarda all’invecchiamento della popolazione come risorsa.

Se da una parte infatti gli anziani stanno meglio dove si sentono a casa, (e il senso di casa può essere ricostituito anche fuori dalla propria abitazione con linee guida cui tutte le RSA del futuro dovrebbero guardare), dall’altra adottare nuove regole e stili dell’Abitare è rilanciare un certo tipo di edilizia residenziale attenta, utile, solidale.

Fin qui, le considerazioni fatte sono comprovate da studi, analisi sociologiche, statistiche. Ma vediamo che cosa dice nello specifico la Ricerca Scientifica grazie ai Progetti promossi dalla Fondazione Alberto Sordi.

In Italia abbiamo 173 anziani (65+) ogni 100 giovani (0-14). La fotografia scattata dall’Istat rinnova l’immagine di un Paese sempre più “silver” e il dato è destinato a salire nei prossimi 20 anni. E la situazione non è diversa in molta parte d’Europa.

Di qui, una prima considerazione è d’obbligo: studiare nuove regole dell’Abitare è guardare all’economia del futuro che sarà necessariamente legata alla Silver economy.

Per prima cosa, cambiando l’aspettativa di vita, con l’invecchiamento della popolazione, la casa sarà sempre più a misura di anziano. Così ci dice lo studio “Work of the home and social relationship as a guide to domestic care for the elderly” di Giulia Frezza (La Sapienza), Helen Keefe (Home Renaissance Foundation) e Marta Bertolaso di Università Campus Bio-Medico di Roma. La trasformazione/evoluzione dell’Abitare, il concetto di casa che cambia, capace di rispondere alle mutevoli esigenze dell’età che avanza, agli aspetti relazionali dell’individuo, contro l’isolamento progressivo e le ridotte capacità motorie, impongono nuove regole che vanno da materiali anallergici, leggeri, antiusura, alla cura di atmosfere stanziali, a dettagli domotici di estrema praticità, di semplice manualità e in grado di ridurre i rischi domestici. Restano importanti l’incontro intergenerazionale e l’hospitality, affinché ad un “Abitare su misura” sia affiancata però l’opportunità di incontro con gli altri, l’ospitalità, la necessità di compagnia e di assistenza anche continuativa.

A livello culturale ed informativo, facciamo poi riferimento ai risultati addotti dall’incontro a Londra a cura di Home Renaissance Foundation cui hanno partecipato per l’Università Campus Bio-Medico di Roma Marta Bertolaso, Michela Piredda e Gabriella Facchinetti. Se è ancora “poco noto in che misura il concetto di home influenzi la salute e il benessere delle persone”, tanto più se anziane, il confronto è subito andato alle necessarie “caratteristiche qualitative delle strutture residenziali per la Terza età”.

Di qui, preziosi altri due contributi scientifici di altrettanti Progetti di Ricerca resi possibili dal sostegno della Fondazione Alberto Sordi. Il primo, “Il Senso di casa” (Facchinetti, Clari, Piredda, Abbondanza, Pennacchini, De Marinis, Università Campus Bio-Medico di Roma e Università degli studi di Roma Tor Vergata) analizza percezioni ed aspettative degli anziani riguardo le strutture di assistenza residenziale, il secondo, “La casa che vorrei” (Michela Piredda, Scienze Infermieristiche, Università Campus Bio-Medico di Roma), è lo studio sui fattori che promuovono la residenzialità di successo nelle persone anziane.

Nel primo si attesta che, preferendo gli anziani rimanere a casa quanto più possibile, si analizza che cosa significa uno “spazio vissuto” e come si fa, in caso di necessità di ricovero o ospitalità in rsa, a portarselo dietro o ricrearlo in struttura.

Non c’è dubbio infatti che il “sentirsi a casa” è buona terapia di per sé. Cinque le condizioni individuate: un luogo sicuro e tranquillo, privacy, contatto con la realtà, libertà di scelta, mantenimento dell’interazione umana.

Il senso di casa si può dunque riprodurre e lo studio “La casa che vorrei” mira ad identificare le specifiche caratteristiche ambientali, strutturali ed organizzative che le residenze per le persone anziane dovrebbero possedere per mantenerlo. Così la RSA diventa esercizio e modello per architetti ed ingegneri che possono applicare linee guida per migliorare le condizioni di vita delle persone anziane.

Proprio quest’ultima è la mission della Fondazione Alberto Sordi.

Una lezione su come Abitare il futuro accelera i tempi, visti i dati che spingono nella direzione di un welfare, necessario oggi come opportunità di rilancio e ripresa dell’intera nostra economia.

 

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