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Vitamina D, toccasana per il cervello

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Un Progetto di Ricerca dell’Università Campus Bio-Medico di Roma sostenuto dalla Fondazione Alberto Sordi investiga il ruolo svolto dalla Vitamina  D su Parkinson e Alzheimer

Le malattie neurodegenerative sono un gruppo di malattie neurologiche che presentano un’elevata incidenza nella popolazione anziana, accompagnando ben oltre il 5% dei soggetti sopra i 70 anni. Le malattie di Alzheimer e di Parkinson rappresentano le maggiori responsabili di quella che sembra poter assumere presto i caratteri di una “pandemia” a causa del crescente numero di casi nel mondo, la difficoltà dei ricercatori di capirne la causa e l’assenza di una cura che possa arginarne il fenomeno.

Negli ultimi anni, la ricerca si è concentrata sul capire come lo stato di salute del corpo possa influenzare l’evoluzione di una malattia neurodegenerativa.

La Fondazione Alberto Sordi si è impegnata nel sostenere questo tipo di ricerca supportando un progetto nato tra l’area di Neurologia e di Endocrinologia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, e l’Unità di riprogrammazione cellulare dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo.

Il Progetto di Ricerca ha il titolo: “The D-Rhythm. Il ruolo della vitamina D e delle alterazioni del ritmo circadiano nelle malattie neuro degenerative”

Il gruppo di ricercatori, coordinati dal Dott. Massimo Marano, neurologo, con la collaborazione del Dott. Andrea Palermo, specialista in endocrinologia, e della Dott.ssa Jessica Rosati, esperta in biologia cellulare e molecolare, hanno acceso i riflettori sul ruolo della vitamina D e del ritmo sonno-veglia nel regolare lo stato di salute del sistema nervoso di pazienti affetti da una patologia neurodegenerativa – la malattia di Parkinson.

La prima fase del progetto è in via di conclusione, i ricercatori hanno prelevato dei campioni di cellule provenienti dalla pelle di 6 soggetti affetti da Parkinson – due di questi (madre e figlio) affetti da una forma ereditaria. Tali cellule sono state poi “riprogrammate” in laboratorio, ovvero fatte retrocedere al loro stato primordiale (cellule staminali), per poi evolvere nuovamente fino a diventare cellule cerebrali. In tal modo sarà possibile valutare l’effetto della vitamina D sul cervello e sui cicli biologici delle cellule. Questo delicato procedimento – della durata di mesi – permetterà ai ricercatori di poter ricreare il cervello del paziente “in provetta”.

marano massimo 2Il dott. Massimo Marano

I risultati ottenuti sulle prime cellule suggeriscono che la vitamina D possa avere un ruolo importante sulla crescita, la ciclicità e lo sviluppo cerebrale. Queste osservazioni dovranno essere ulteriormente confermate e verificate grazie ad osservazioni sul malato.

Per tale motivo, le prossime fasi della ricerca saranno rivolte direttamente ai pazienti i quali riceveranno una valutazione completa volta a ricavare informazioni sul metabolismo della vitamina D e sullo stato dei loro i cicli biologici, come ad esempio quello sonno-veglia.

Questa ricerca, volta a terminare nel 2021, accenderà i riflettori sull’importanza del corpo umano visto come un tutt’uno anche durante malattie considerate fin ora come limitate al sistema nervoso.

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I risultati saranno presentati al prossimo congresso della International Parkinson’s disease and Movement Disorders Society che si sarebbe dovuto tenere a Philadelphia.

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