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Parkinson: le manifestazioni cliniche

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Grazie al supporto di Fondazione Alberto Sordi, l’unità di Neurologia del Policlinico Campus Bio-Medico di Roma, con un team di ricerca coordinato dal Dott. Massimo Marano, ha studiato la relazione tra il ritmo circadiano e le manifestazioni cliniche della malattia di Parkinson ed ha suggerito con un’accurata analisi dei pazienti e delle loro cellule, come le alterazioni del ritmo circadiano possano giocare un ruolo principale nel guidare il destino della malattia.


Le malattie neurodegenerative sono caratterizzate da un invecchiamento precoce delle aree cerebrali che si occupano di ragionamento, percezione dell’ambiente circostante e movimento.

Le più famose alla cronaca, ed anche le più frequenti, sono la malattia di Alzheimer e la malattia di Parkinson. Entrambe si presentano più frequentemente dopo i 70 anni, seppur soprattutto la malattia di Parkinson può anticipare l’età d’esordio con forme giovanili che risultano invece molto rare nel caso dell’Alzheimer.

La percezione e l’interazione con l’ambiente circostante scandisce la nostra vita e genera un “ritmo circadiano”. Questo è caratterizzato da un orologio interno che grazie agli impulsi provenienti dall’esterno (come ad esempio la luce del sole) si regola dando ordine a comportamenti quali l’alternanza tra il sonno e la veglia, l’appetito o l’energia interna globale.

In questo è stato fondamentale il contributo dell’unità di riprogrammazione cellulare dell’Istituto Mendel di Casa Sollievo della Sofferenza guidato dalla dott.ssa Jessica Rosati – che ha curato minuziosamente gli studi al microscopio sulle cellule dei pazienti.

Inoltre, grazie alla collaborazione con un’equipe di studio dell’unità di Endocrinologia guidata dal Dott. Andrea Palermo e specializzata nel metabolismo osseo, i ricercatori sono stati in grado di suggerire come alcune peculiari alterazioni ormonali che possono ritrovarsi nell’anziano fragile e coinvolgere la vitamina D e il paratormone (sostanze importantissime per un invecchiamento sano) possano contribuire alla qualità della fase serale del ciclo favorendo disturbi del sonno quali le famigerate “gambe senza riposo”.

Future ricerche garantiranno una ricaduta clinica di tali studi con possibili nuove terapie in grado di migliorare il ciclo biologico dei pazienti anziani con e senza malattie neurodegenerative e magari, come affermato dal dott. Marano, “riusciremo ad accendere una luce in più sul capitolo della prevenzione e cura della malattia di Parkinson e delle sindromi correlate”.

Di seguito, le pubblicazioni del dott. Marano realizzate grazie al Grant di Ricerca Fondazione Alberto Sordi del 2019:

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