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MARIA GRAZIA DE MARINIS “Evitare che l’isolamento si trasformi in solitudine”

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Il documento ”Coronavirus: prevenzione e gestione nelle residenze sociosanitarie per anziani” redatto da APRIRE Network e approvato dalla Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, dall’Associazione Italiana di Psicogeriatria, dall’Associazione Geriatri Extraospedalieri e dalla Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio, costituisce un materiale prezioso, non solo per salvaguardare dall’infezione gli ospiti delle Residenze Sociosanitarie per Anziani (RSA), ma anche per proteggere tutti gli operatori che garantiscono loro quotidianamente cure ed assistenza. La Fondazione Alberto Sordi, impegnata nella diffusione di una cultura capace di rispettare e valorizzare le fragilità, rende disponibile sul proprio sito tale documento, affinché sia ampiamente divulgato per garantire la protezione di ogni singola persona che si trova all’interno delle Residenze.

E’ ormai certo che il COVID-19, causato dal virus Sars-CoV-2, si trasmetta attraverso droplet e contatto. Le goccioline del respiro vengono diffuse nell’ambiente da persone infette a seguito di starnuti, colpi di tosse o del semplice parlare; tali goccioline possono arrivare fino ad oltre un metro di distanza e rimanere, anche se per breve tempo, su mani e oggetti circostanti. Da ciò deriva la necessità di evitare il contatto diretto tra persone, soprattutto in assenza di idonei dispositivi di protezione, e di mantenere una adeguata distanza di sicurezza.

Si è riscontrato che le forme più gravi di questa malattia interessano principalmente le persone anziane tra le quali determinano la maggior quota dei decessi, specialmente quando esse sono affette da altre patologie. Per questo motivo è particolarmente importante l’adozione di tutte le precauzioni volte ad evitare la trasmissione dell’infezione ai soggetti più deboli.

Il rischio di contagio può essere contenuto se si applicano e si rispettano efficaci misure di prevenzione e controllo delle infezioni che prevedono innanzitutto il distanziamento sociale: esso si realizza evitando non solo le comuni forme di saluto o di manifestazione di affetto, quali strette di mano o abbracci, ma anche altri contatti fisici fugaci che implicano una prossimità tra le persone. Per i pazienti con infezione da COVID-19 e per coloro che sono venuti a contatto con persone in attesa di verifica del contagio, il distanziamento sociale assume la forma più pesante, rappresentata dall’isolamento.

Il rischio di contagio in alcune comunità, quali le RSA, è considerato molto alto in quanto si tratta di ambienti che facilitano le opportunità di contatto sociale tra gli ospiti e i loro familiari, il personale, i soggetti del territorio circostante; per gli ospiti, soprattutto per quelli più anziani, l’apertura e la vicinanza sono elementi essenziali della cura e delle metodologie più appropriate dell’intervento assistenziale.

Nelle Residenze coabita un gran numero di persone vulnerabili che necessitano di supporto e di aiuto oltre che nelle attività di vita quotidiana, come l‘igiene, la mobilizzazione, l’alimentazione, la somministrazione di terapie, anche in molte attività ricreative e riabilitative; tutto ciò rende molto elevato il rischio di contagio e, purtroppo, i dati che ci vengono forniti giornalmente ci danno la misura del prezzo altissimo che gli anziani stanno pagando a questa terribile emergenza. Come proteggerli?

Il cuore del problema consiste nel coniugare l’esigenza di contenere il contagio con quella di salvaguardare la loro qualità di vita; infatti, anche se il distanziamento sociale e la sua forma più estrema, l’isolamento, sono di indubbio vantaggio per la riduzione della trasmissione delle infezioni, la mancanza di contatto e la perdita delle relazioni con gli amici e i familiari, possono generare un sentimento di solitudine profonda che, nelle persone anziane, si trasforma in fattore di rischio per altri problemi quali depressione, stati d’ansia e timore per sé e per i propri cari.

Gli anziani soffrono la solitudine più delle altre persone a causa della riduzione della loro rete sociale dovuta, nella maggior parte dei casi, a perdite di ruolo, di disponibilità economiche, di persone care, di autonomia e di autostima. La solitudine, intesa come differenza tra le relazioni che si desidererebbero e quelle che, invece, si percepisce di avere nella realtà, non è sempre e solo in rapporto alla loro quantità, quanto piuttosto alla loro qualità.

La qualità delle relazioni nell’assistenza è data da una “presenza” intesa come tensione verso l’altro, come uso delicato del tatto e del contatto che si fanno carezza per rassicurare o sostegno sicuro nel cammino incerto; anche in assenza di parole, vi sono, nell’assistenza, continui e costanti contatti che si fanno “cura” che persegue la guarigione, supporta la cronicità, e accompagna verso una morte dignitosa.

Il contatto è la prima forma di comunicazione e, in assistenza, viene utilizzato in primo luogo per aiutare le persone nei bisogni vitali quali il lavarsi, il vestirsi, il nutrirsi; è gesto che garantisce qualità e umanità all’assistenza e che contribuisce a eliminare quella sofferenza inutile prodotta dall’indifferenza, dall’abbandono e dalla trascuratezza di rapporti non significativi. Il contatto riduce l’angoscia, lo stress, trasmette fiducia e promuove l’auto-accettazione.

Tutto ciò suggerisce di leggere le indicazioni contenute nel documento “Coronavirus: Prevenzione e gestione nelle residenze sociosanitarie per anziani” con la consapevolezza della solitudine degli ospiti, attribuendo ancor più valore agli aspetti ed ai gesti possibili della cura quali:

  • il linguaggio degli occhi: per comunicare silenziosamente, ma intensamente, attenzione, comprensione, partecipazione;
  • le storie parlate e scritte: per restituire agli anziani la dignità e il senso delle esperienze attuali e delle vite trascorse;
  • il tocco: per curare e consolare anche se si utilizzano protezioni personali;
  • il contatto virtuale con amici e familiari: per mantenere aperte le relazioni attraverso l’utilizzo della tecnologia disponibile.

Infine occorre far si che l’informazione sulle misure di distanziamento e di isolamento diventi per gli ospiti ed i loro familiari strumento di consapevolezza e accettazione delle restrizioni conferendo alle stesse un importante significato etico: proteggo me per proteggere anche te.

Maria Grazia De Marinis

Professore Ordinario di Scienze Infermieristiche, Università Campus Bio-Medico di Roma

m.demarinis@unicampus.it

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