“La grande guerra” SGUARDI DI VITA – Recensioni Cinematografiche

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Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Oreste Jacovacci, romano, e Giovanni Busacca, milanese, sono arruolati nell’esercito italiano come soldati e dopo un periodo di addestramento, inviati al fronte. Ciò che li unisce, nonostante i caratteri siano così diversi, sono i loro continui tentativi di “imbucarsi”, evitando di esser coinvolti in battaglie o in lavori pericolosi. Alla fine perfino loro, come tutti gli altri commilitoni, sapranno dare il meglio di sé nel coltivare la solidarietà e l’aiuto reciproco.

Il film ha vinto nel 1959 il Leone d’oro al Festival di Venezia e poi, nel 1960, ha collezionato tre David di Donatello: come miglior regia a Mario Monicelli e come miglior attore protagonista sia a Vittorio Gassman che ad Alberto Sordi.

La Grande Guerra è soprattutto un capolavoro di umanità e di realismo.

Niente retorica della guerra ma anche niente retorica pacifista. Semplicemente esseri umani proiettati non per loro scelta in un’avventura pericolosa e che si occupano di porre in atto due cose: solidarietà fra di loro e obbedienza a chi, in quel particolare contesto, comprende meglio di loro cosa occorra fare e perché. Ma anche un’opera di perfetto realismo nelle scene di battaglia, nelle affollate camerate e cura nella caratterizzazione regionale dei personaggi. Ampio ricorso a proverbi, luoghi comuni, modi di dire e altri elementi di saggezza popolare senza trascurare la passione per la diva del muto Francesca Bertini.

In questo contesto si stagliano i personaggi di Vittorio Gassmann (Giovanni) e di Alberto Sordi (Oreste), a un anno di distanza da I soliti ignoti (1958), sempre di Monicelli, che aveva inaugurato il genere della commedia all’italiana e ci aveva presentato un Vittorio Gassman per la prima volta in un ruolo comico.  Alberto Sordi invece aveva appena prestato la sua maschera tragicomica a film di denuncia (Il moralista e I magliari sono dello stesso 1959) così come di puro intrattenimento (Vacanze d’inverno e Costa azzurra, sempre del 1959).


Ma questa volta Alberto Sordi non indossa nessuna maschera, né da commedia né da tragedia, e tantomeno  si atteggia  a protagonista : è espressione di un essere umano un po’ sornione con i suoi difetti ma anche con i suoi pregi che non si trova a suo agio fra le bombe e i morti.   Per questo motivo è proprio con La Grande Guerra che conquista il suo terzo nastro d’argento dopo i Vitelloni e Lo scapolo.

Appena un anno dopo, il sodalizio Monicelli- Sordi, con Tutti a casa, affronta il dramma dell’altra guerra italiana, in particolare la tragedia del settembre del ’43. Nuovo David di Donatello come miglior protagonista al nostro Albertone.

Il film è disponibile su Youtube.


Questa recensione a cura di Franco Olearo di familycinematv.it è stata incentrata su uno dei film iconici di Alberto Sordi, in occasione del suo compleanno che ricade proprio in questo mese, il 15 Giugno.

Buon Compleanno Alberto!

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