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La meravigliosa performance di Associazione Kiki per “Buon Compleanno Alberto”

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“Buon Compleanno Alberto” è stata una festa piena di amici, nel segno di un abbraccio collettivo al mondo della terza età.

All’interno del Teatro di Alberto, Francesco Franzosi e Associazione KIKI sono riusciti a fermare il tempo, regalando una carezza a tutti gli anziani presenti in platea.

Dapprima con la proiezione di un piccolo estratto (da pelle d’oca) del loro lavoro “Ignisse, una specie di” e poi con un’esibizione sul palco del trio Margherita Cavaciocchi – Voce, Alessandro Luchi –  Basso, Emanuele Proietti –  Pianoforte, che ha incantato tutti i presenti e che è possibile vedere nel video di seguito:

Riproduci video

Dalla collaborazione tra Associazione Kiki e la Rete di Solidarietà del Q2 di Firenze, che ha posto da sempre una particolare attenzione alla popolazione anziana, è nato il progetto “Rete di vite, vite di Rete”.  

«L’Associazione – spiega Valentina Fini, membro di Associazione Kiki –  attraverso questo progetto pilota composto da tre differenti proposte, si presenta cercando di coinvolgere i soggetti attivi sulle tematiche dell’invecchiamento, con l’obiettivo di sperimentare un modello di Rete che sappia proporsi come un ulteriore stimolo per le vecchie e le giovani generazioni, attraverso interventi di gruppo e/o comunitari.

Per questa ragione abbiamo contattato la Fondazione Alberto Sordi, punto di riferimento da sempre vicino agli anziani, che si è dimostrata sensibile e disponibile ad ascoltarci, dandoci la forza di portare avanti le nostre proposte; una di queste è il documentario “Ignisse, una specie di” a cura di Francesco Franzosi che abbiamo l’onore ed il piacere di poter presentare in un contesto davvero unico e significativo come il teatro di Alberto.

Il documentario raccoglie le testimonianze della popolazione anziana del quartiere 2 di Firenze, di alcuni bambini di una scuola elementare e diventa teatrale per l’alternanza tra video, audio e momenti performativi, intrecciando musica, danza, animazioni e letture.

Il filo conduttore è rappresentato dalla storia di un signore e di una signora ultra novantenni, della loro capacità di amare ritrovata, svelata gradualmente nel corso delle testimonianze video.

L’intento del documentario è quello di produrre e diffondere una cultura della terza età intesa come stagione della vita con le proprie risorse, i propri valori, le proprie identità, ponendo l’attenzione sulle dimensioni positive e vitali dell’invecchiamento e congiuntamente di incentivare una maggiore partecipazione di giovani e cittadini alle attività di volontariato.»

Di seguito, l’intervista realizzata a Francesco Franzosi e Mauro Mauro Mastrilli:

E sono proprio loro a regalarci la sinossi di “Ignisse, una specie di…”:

La Rete di Solidarietà del Quartiere 2 di Firenze ha posto da sempre una particolare attenzione alla popolazione anziana. Negli anni sono state tante le persone seguite, ascoltate e aiutate. Ricca e di grande valore è pertanto la memoria storica ricevuta in cambio.

Dall’esigenza di custodirla ed esaltarla nasce il documentario “Ignisse, una specie di” che diventa teatrale per la scelta del luogo di rappresentazione e per la presenza di cinque musicisti, una ballerina, due attori e un coro ad accompagnare le testimonianze audio/video raccolte dai volontari.

Il filo conduttore è rappresentato dalla storia di un signore e di una signora ultra novantenni  e dalla loro capacità di amare ritrovata.

I due protagonisti, tra ricordi, risate e veri e propri sogni ad occhi aperti, toccano e mostrano diversi temi fondamentali: in primis lo svelamento del carattere, inteso con quanto ha plasmato la faccia, solcato la pelle, con i dolori, con le gioie e con ciò che ci ha reso unici e irripetibili.

Poi l’amore, un eros che nella terza età scaturisce da ciò che si è, non dalle fattezze del proprio corpo; un amore fine a se stesso e per questo nuovo.

Infine, la morte: proprio lì, nell’ultimo capitolo del nostro personalissimo libro, quando non c’è più nulla da perdere, si pensa a che cosa si potrebbe ancora far rivivere, recuperare, riparare.

È un ritorno all’origine, un cerchio che si chiude, la rivelazione del nostro essere più profondo al di là delle paure e delle convenzioni sociali.

È l’anima, che dopo una lunga ricerca di se stessa si scopre senza età.

Al seguente link, l’intervista realizzata ad Associazione Kiki in occasione di San Valentino, per parlare di amore nella terza età e non solo:
https://bit.ly/3sBtNCp

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